"Magistrale interpretazione de Il sogno di un uomo ridicolo da parte di Emanuele Santoro." (Corriere del Ticino).
"Ottimo teatro ticinese. (...) Quello di Santoro è un tracciato narrativo intenso e ipnotico, che contiene tutti i grandi temi esistenziali e critici dell'imponente scrittore russo. L'attore e regista di sé stesso ne fa una lettura fedele e intensa in un monologo dalla notevole forza e maturità teatrale. (...) Pochi cambi di luce e una musica scelta per sottolinearne i passaggi più intimisti, in cui Santoro è molto bravo, dando una prova molto convincente. Un progetto che dimostra un'attenzione alla qualità non indifferente." (Azione).
"(…) La rappresentazione, priva di gestualità (…) è concentrata nell'espressione mimica del volto, dello sguardo e ovviamente della voce. Santoro, senza abbandonarsi a voli retorici, mantiene l'interpretazione nel registro naturale di una confessione, con i suoi accenti di rabbia, di pianto, di disperazione, di autocoscienza, esaltando la parola di Dostoevskij che, con la sua forza icastica, ci fa vedere il mondo evocato per noi". (Giornale del Popolo).
Lo spettacolo
"Io sono un uomo ridicolo. Adesso poi, loro dicono che sono pazzo. Sarebbe un avanzamento di grado, se per loro non rimanessi pur sempre ridicolo come prima."
Il Sogno di un Uomo Ridicolo è un racconto all'apparenza estremamente pessimista ma che nasconde in realtà una velata speranza totalizzante. Mette in scena un'umanità spiritualmente oppressa che cerca la salvezza individuale e sociale. Testo complesso, affascinante, intimo e brutale. Rappresentazione filosofica e ideologica di ciò che l'uomo è, che è stato, e che potrebbe diventare, in cui chiunque può ritrovare pezzi della propria vita, se non l'essenza stessa del proprio precario essere al mondo.
Uccidersi per restare in eterno. È la ricerca folle di un senso ultimo, è la speranza utopica di una concreta lotta per la riqualificazione di un'umanità annientata dall'odio reciproco, dal rancore, dalla stupidità, proiettata verso la propria inevitabile autodistruzione.
Un viaggio, necessariamente onirico, di un uomo disperato, indifferente a tutto e insensibile alla sua stessa sorte terrena. Nel suo viaggio, il protagonista incontra un'umanità pura e assoluta, che non conosce il male né il dolore, e proprio per questo spaventosa e angosciante, di una bellezza ineccepibile e troppo alta per essere vissuta realmente. Realizza che l'infelicità dell'uomo, la sofferenza, la solitudine, non sono condizioni per lui naturali, ma cattive conquiste fatte nella sua storia. Lui ha capito quale sia la via per la salvezza, per la redenzione, e ha deciso di predicarla, pur cosciente che questa via non è percorribile, che il progetto per la salvezza è irrealizzabile. E questo fa di lui, agli occhi degli altri, un uomo ridicolo.
Emanuele Santoro, marzo 2013.
Adattamento, scenografia
interpretazione e regia
Emanuele Santoro